Come insegnare ai bambini a costruire relazioni efficaci

Dalla condivisione alla cooperazione

Andare d’accordo e instaurare relazioni con i coetanei rappresentano importanti abilità in grado di accrescere l’autostima. Infatti se un bambino si vede capace di suscitare sentimenti piacevoli negli altri, impara a pensare a se stesso in modo positivo e sarà sempre più motivato nel ricercare il contatto con i suoi compagni.

Durante l’infanzia essere amici significa giocare e fare cose insieme, aiutarsi, parlare dei propri interessi.

Come può quindi un adulto supportare i bambini affinché siano capaci di creare e mantenere relazioni che siano positive e costruttive?

Incoraggiare la condivisione può essere senz’altro un buon punto di partenza. Si tratta infatti di un’abilità preziosa anche per noi adulti e ben accettata da tutti.

Condividere significa decidere di mettere a disposizione dell’altro qualcosa di nostro, che riteniamo possa essergli utile in una certa circostanza.

Occorre però tener presente che ciò dovrebbe rappresentare il frutto di una libera scelta perché chi decide di condividere, seppur in via temporanea, deve rinunciare a qualcosa di proprio. Ad esempio può separarsi da un gioco o cedere una parte della merenda.

Possiamo quindi stimolare delle riflessioni sull’importanza del gesto e sulle sue conseguenze. Aiutare poi il bambino a riconoscere cosa desidera l’altro e avanzando le seguenti proposte: “Di cosa potrebbe aver bisogno il tuo compagno in questo momento? Sei disposto ad offrire le ultime patatine? O a separarti dal tuo pallone per un’ora? Pensi di poter prestare i tuoi pennarelli per pochi minuti?”

Essere capaci di condividere e di comprendere che un amico ha bisogno di qualcosa sono presupposti necessari per poter sviluppare una più ampia abilità: la cooperazione.

La cooperazione

Il gioco è sicuramente un ottimo strumento per insegnare ai bambini a collaborare. Giocare consente loro di fare pratica e di esercitarsi in maniera continua, con serenità e motivazione.

Si possono quindi realizzare delle attività di gruppo o a coppie in cui è necessario il contributo di tutti per raggiungere un obiettivo comune. In questo modo risulterà chiaro che, se si fa qualcosa con gli altri, è più facile raggiungere certi risultati.

Ad esempio si potrebbe costruire qualcosa insieme, creare un disegno a più mani o una storia in cui ognuno aggiunge via via una frase. L’importante è far sì che, attraverso quella situazione, ognuno comprenda che il collaborare produce effetti positivi su di sé e sugli altri.

E se litighiamo?

Costruire relazioni efficaci non significa non arrabbiarsi mai o non dire quando si è in disaccordo. Significa piuttosto sentirsi liberi di esprimere i propri pensieri e le proprie emozioni all’interno di una relazione, avendo allo stesso tempo l’accortezza di rispettare e riconoscere i pensieri altrui.

Può infatti accadere che, mentre giocano o fanno delle cose insieme, due compagni si ritrovino a litigare perché uno dei due ha dato una spinta all’altro.

Se chi ha ricevuto la spinta prova rabbia per quanto accaduto è giusto che lo comunichi al compagno, senza per questo offenderlo o aggredirlo.

L’adulto può essere di supporto affinché ci sia un confronto costruttivo nel momento in cui si esprime la propria rabbia o il proprio dispiacere. Si può invitare il bambino ad attenersi ai fatti (“Mi hai dato una spinta”), a riportarne le conseguenze (“Mi fa male la pancia”/ “Mi dispiace”) e a dire cosa si aspetta che accada la prossima volta (“Per favore, in futuro fai più attenzione”/ “Spero che non accada più”).

Una reazione aggressiva del tipo “Lo hai fatto apposta!”/ “Sei stupido!”/ “Non capisci niente!”, andrebbe invece ad aggravare la situazione e a provocare un conflitto senza risolvere il problema, limitando l’opportunità di mantenere una relazione positiva con l’altro.

Ascoltare i propri compagni, impegnarsi per realizzare qualcosa insieme e riuscire ad affrontare sentimenti spiacevoli sono abilità che si possono imparare e che permetteranno ad ogni bambino di avere una maggiore fiducia in se stesso nell’affrontare le relazioni e anche le situazioni più difficili.

Gilda Picchio
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Laureata in Psicologia Clinica ad Urbino nel 2009, sta concludendo il suo percorso di formazione come psicoterapeuta presso la scuola di specializzazione in Psicoterapia Cognitiva di Ancona. Nel 2012 si avvicina al mondo dell'autismo grazie ad un master svolto nella città di Madrid, dove ha avuto l'opportunità di entrare in contatto con ragazzi con autismo e di lavorare con bambini con difficoltà scolastiche e familiari.

Attualmente lavora nel campo dell'autismo e svolge la libera professione in provincia di Macerata, presso il Centro di Psicologia e Psicoterapia “Sophia”, occupandosi di bambini, ragazzi e adulti.
Inoltre insieme ad una collega realizza percorsi di gruppo sulle emozioni e sull'assertività, per aiutare ogni persona a comprendere quali sono i propri bisogni nella relazione con l'altro, nei diversi contesti di vita.