I bambini e la paura dell’ignoto

Le prime volte non hanno età

I cambiamenti, piccoli o grandi che siano, fanno parte della vita. Fin da piccoli siamo chiamati a confrontarci con il mutare delle cose intorno a noi: il primo giorno di scuola oppure l’arrivo di un fratello o di una sorella, che trasformano le abitudini e rompono certi equilibri all’interno dei quali ci sentivamo sicuri. E poi, crescendo, succede di cambiare scuola, a volte casa o addirittura città.

Sono situazioni che ci mettono alla prova; fanno sorgere in noi domande che sembrano non avere risposta, e qualche volta possono lasciarci dentro quella sensazione di dover ricominciare tutto daccapo. Questi esempi hanno una cosa in comune: si tratta di tante “prime volte”.

Le prime volte non hanno età, e il sentire che accomuna adulti e bambini alle prese con i cambiamenti è la paura dell’ignoto. Ogni volta che, da grandi, ci capita di iniziare un nuovo lavoro, per esempio, o una nuova relazione affettiva, possiamo sentirci smarriti perché ci stiamo avventurando in un terreno di cui non conosciamo le coordinate relazionali, che non ha la prevedibilità del familiare e che perciò sfugge al nostro controllo.

Se questo vale per l’adulto, che pure ha nel tempo acquisito un bagaglio di conoscenze e gli strumenti per affrontare e gestire i cambiamenti, per i bambini vale ancor più, dal momento che, a differenza nostra, sono, soprattutto se più piccoli, sprovvisti di quella sicurezza che si acquisisce misurandosi con situazioni inaspettate.

Come genitori avremo quindi un compito importante e delicato nell’insegnare ai nostri figli a non temere i cambiamenti, e non solo perché fanno parte della vita, ma perché possono essere un’ottima palestra per la crescita e l’autostima di ogni bambino.

Il cambiamento ha bisogno di occhi nuovi

Se vogliamo che nostra figlia o nostro figlio imparino a superare la paura dei cambiamenti dovremo mostrare loro quell’aspetto comune ad ogni cambiamento, non importa se grande o piccolo, che proprio la paura stessa non permette di vedere: la novità. Ogni prima volta spaventa perché difficilmente riusciamo a guardarla con gli occhi della curiosità. Eppure, se ci pensiamo, il nuovo ha già in sé l’elemento di sorpresa, quel qualcosa che può suscitare stupore. Curiosità e stupore appartengono già al mondo dei bambini. Come può per un bambino l’idea di cambiare scuola, ad esempio, e quindi ritrovarsi in un ambiente estraneo (in cui non sa se sarà accettato o se riuscirà a farsi nuovi amici) essere una sorpresa che non si vede l’ora di svelare?

Come si fa a trasformare qualcosa che fa paura in un evento che può incuriosire a tal punto da voler immergersi senza quasi pensarci?

Innanzitutto ricordando al bambino che tutto ciò che gli è familiare, che è diventato nel tempo parte della sua vita (portandogli magari qualche dispiacere che poi è riuscito a superare, ma anche, in altri casi, una gioia inaspettata) è stato, prima che ne facesse esperienza, una prima volta.

Questo cambio di prospettiva gli darà la possibilità di ripensare l’evento temuto. E quell’emozione che lo accompagna potrà trasformarsi un sentimento meno confuso e più consapevole. 

Se parliamo di cambiamenti c’è però un altro aspetto da considerare, e cioè che questi non riguardano soltanto il mondo fuori di noi. Crescendo, vivendo, anche noi cambiamo: cambiano le nostre idee, i nostri sentimenti, il nostro modo di affrontare le situazioni. E sta proprio qui la chiave per gestire con coraggio il mutare delle cose.

Ogni bambino e ogni bambina faranno esperienza, giorno dopo giorno, non solo dei cambiamenti esteriori, ma anche di quelli interiori. Scopriranno così che niente resta uguale, che “tutto scorre” e “tutto si muove” compresi noi – per usare le parole di Eraclito e di Montaigne. Come quando ci bagniamo in un fiume o andiamo sull’altalena: l’acqua che tocca i nostri piedi non è mai la stessa. Così come non lo è il pezzo di mondo che vediamo oscillando tra cielo e terra, tra nuvole che cambiano forma e lombrichi che fanno capolino all’improvviso. Allo stesso modo tutti noi siamo fiumi e altalene, immersi nello scorrere del tempo e nell’alternarsi di emozioni e sentimenti.

Ma cambiare significa anche adattarsi, cercare soluzioni creative per ritrovare o ricreare nel nuovo una zona di comfort. Significa conoscere, e senza conoscere non potremmo mai conoscerci. In altre parole, significa crescere e crescere fa parte della vita.

Maria Luisa Petruccelli
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Laureata in filosofia alla Statale di Milano e specializzata in counseling e pratiche filosofiche, sempre a Milano, progetta, realizza e conduce corsi e laboratori di pratiche filosofiche in diversi contesti, e di Philosophy for Children nelle scuole, dove tiene anche incontri sul bullismo. Ideatrice dei personaggi “Le pecore Filosofe”, è co-autrice, insieme a Irene Merlini, del libro Le pecore filosofe: dove sono io? (Ed. Esperidi 2015), e di Perché? 100 storie di filosofi per ragazzi curiosi (Feltrinelli, 2019, a cura di U. Galimberti). Cura, sempre insieme a Irene Merlini, la rubrica di filosofia “La posta del Cigno Nero” su Gli Stati Generali