I bambini e la paura, tra coraggio e immaginazione

Aver paura della paura

La paura è tra i più delicati e complessi temi da affrontare con bambini e ragazzi. Dopotutto lo è anche per gli adulti.

Non sono pochi i filosofi che si sono confrontati con questa emozione, ma tra le riflessioni più interessanti c’è sicuramente quella di Montaigne: “La paura è la cosa di cui ho più paura”. Eppure la nostra è sempre “paura di” qualcosa: dell’altezza, per esempio, o di camminare di notte per strade deserte. Il modo però in cui la paura ci condiziona, influenzando le nostre scelte, i nostri comportamenti o la nostra vita più in generale, ci dice che Montaigne in fondo non aveva tutti i torti.

Se con la mente ci soffermiamo su come ci siamo sentiti quella volta che abbiamo avuto paura o ci sentiamo ancora oggi al pensiero di dover fare qualcosa che ci spaventa, ci rendiamo conto che è davvero l’idea di aver paura a farci più paura. Non dovrebbe sorprenderci dunque che questa emozione nella nostra cultura sia considerata un difetto da correggere; spesso può diventare fonte di imbarazzo per chi la prova, mentre, a livello sociale, essere persone vincenti equivale a non aver paura di niente.

Ecco allora che, parafrasando Montaigne, potremmo dire che per un genitore le paure dei propri figli sono tra le cose di cui si ha più paura. Questo perché ogni genitore vorrebbe che i figli affrontassero la vita, con i suoi pericoli e difficoltà, senza paura.

E proprio da genitori non possiamo non ricordarci delle nostre paure guardando nostra figlia spaventata dal rumore dei fuochi d’artificio, o nostro figlio terrorizzato all’idea di restare al buio.
Tante e diverse sono le strategie che mettiamo in atto per superare o esorcizzare le nostre paure di adulti.

Ma cosa succede quando sono i bambini a comunicarci, direttamente o indirettamente, la loro paura?

D’istinto potremmo essere portati a “sminuirla”, con la speranza che scompaia. Oppure a mostrarne l’ infondatezza con una serie di spiegazioni “scientifiche”, o addirittura a porci dalla prospettiva di chi quella stessa paura l’ha superata e quindi può assicurare che “non c’è da aver paura”. Nonostante le intenzioni siano le migliori, questi rimedi non sembrano funzionare. Come mamme o papà lo sappiamo bene. La buona notizia è che la paura ha un grande valore pedagogico, per cui è importante fornire ai bambini gli strumenti per affrontarla nel modo migliore.

Il nodo più problematico da districare quando si ha a che fare con la paura è creare un varco di razionalità nell’irrazionale, facendo dialogare emozione e ragione.

Così, sminuire la paura che nostra figlia ha dei temporali, magari dicendole che la mamma o il papà non hanno paura, la farà sentire inadeguata, perché́ penserà̀ di essere sbagliata per ciò̀ che prova.

Allo stesso modo, limitarsi a fornire a nostro figlio una spiegazione unicamente razionale di ciò̀ che per lui rappresenta una minaccia, risulterebbe inefficace se insieme non ci si sofferma anche sugli aspetti che tendono a sfuggire al controllo della razionalità̀, come, ad esempio, il senso di smarrimento o di confusione che spesso le paure portano con sé.

Accogliere e comprendere tutte le sfumature, le contraddizioni e le tipicità delle paure dei bambini li aiuterà̀ a verbalizzarle invece di nasconderle. Solo così potranno sperimentare un’idea diversa della paura. Un’idea che non gliela faccia allontanare perché la temono, ma attraversare, per conoscerla e superarla, diventando più consapevoli delle proprie capacità e più sicuri di sé stessi.

Dalla paura alla meraviglia

L’aspetto più interessante della paura sta nel suo rapporto con coraggio e immaginazione, fondamentali nel processo di crescita e scoperta per i bambini.
Siamo soliti pensare che una persona coraggiosa è una persona che non ha mai paura: un’idea con cui i bambini, crescendo, vengono in contatto. Ma senza paura non ci sarebbe coraggio, perché́ la paura non è il suo opposto. Il coraggio piuttosto è la paura che evolve fornendoci strumenti per muoverci nel mondo e per conoscerci meglio.

Capire questo per un bambino è importante, perché́ gli permette di vivere le sue paure senza sentirsi inadeguato. Se pensiamo alle paure dei bambini durante le fasi della crescita possiamo renderci conto del ruolo centrale che ha l’immaginazione. Ad esempio, il buio che fa venire in mente tutti i mostri possibili o immaginare di restare da soli in mezzo all’oceano. L’immaginazione gioca un ruolo decisivo nel meccanismo della paura, essendone all’origine o alimentandola.

Per questo dire ad un bambino che ha paura: “non pensarci”, non funziona.

Invece potremmo spiegare a nostro figlio o a nostra figlia che l’immaginazione che usano per inventare giochi e che permette loro di vedere cose sorprendenti è la stessa che può far loro vedere cose minacciose.

Questo li aiuterà a capire che la fonte delle loro paure non sta fuori, ma in loro stessi, e proprio per questo motivo sono loro ad avere la forza (diciamo anche il super potere!) di cambiare le cose. L’immaginazione può ingigantire anche quella che sembra l’esperienza più banale fino a renderla terrificante, ma può, allo stesso modo, ridimensionarla cambiandole aspetto, fino a farla diventare addirittura divertente.

Avete mai provato a far disegnare a un bambino un mostro spaventoso per poi chiedergli di trasformarlo, dandogli l’aspetto più buffo che gli viene in mente? O a stare al buio insieme a lui incoraggiandolo a descrivere la stanza, mettendoci cose nuove, per poi accendere la luce e vedere che succede? Dopotutto, se ci pensiamo, la meraviglia, che è l’aspetto più divertente della vita, non si dà mai senza un po’ di paura. Paura del nuovo, dell’inaspettato, di ciò che sfugge alle nostre abitudini e ai nostri criteri, e perciò al nostro controllo. E i bambini sono maestri di meraviglia. Forse in questo anche noi potremmo imparare qualcosa da loro.

Maria Luisa Petruccelli
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Laureata in filosofia alla Statale di Milano e specializzata in counseling e pratiche filosofiche, sempre a Milano, progetta, realizza e conduce corsi e laboratori di pratiche filosofiche in diversi contesti, e di Philosophy for Children nelle scuole, dove tiene anche incontri sul bullismo. Ideatrice dei personaggi “Le pecore Filosofe”, è co-autrice, insieme a Irene Merlini, del libro Le pecore filosofe: dove sono io? (Ed. Esperidi 2015), e di Perché? 100 storie di filosofi per ragazzi curiosi (Feltrinelli, 2019, a cura di U. Galimberti). Cura, sempre insieme a Irene Merlini, la rubrica di filosofia “La posta del Cigno Nero” su Gli Stati Generali