Il libero gioco tra fantasia e senso di realtà
Il luogo per eccellenza in cui prendono forma immaginazione e creatività è il gioco. Giocando viene messa in scena una sorta di realtà parallela, che è un po’ quello che il filosofo Benjamin intende quando parla di un “mondo piccolo” che il bambino si costruisce all’interno del “mondo grande”, il mondo degli adulti. Il mondo piccolo può essere popolato da strane creature, invaso da oggetti dalle forme insolite e scandito da spazi e tempi con regole proprie.
C’è una vasta letteratura per l’infanzia, a partire da quando il bambino ha smesso di essere visto e rappresentato come “piccolo adulto”, secondo la quale immaginazione, fantasia e creatività sono aspetti tanto centrali quanto connaturati ad ogni bambino. Noi tendiamo però a confinare questi aspetti in una specifica fase della vita, ritenendo che nel mondo adulto ci si possa orientare, trovando il proprio posto, solo a patto di “restare con i piedi per terra”, e convinti che crescere voglia dire sostituire alla creatività la praticità e all’immaginazione il senso di realtà. Ma siamo sicuri che sia proprio così?
È il filosofo Kant a suggerirci che l’arte, come il gioco, ha una finalità senza scopo. Ed è proprio quello che succede ai bambini che smontano un giocattolo per rimontarlo in maniera totalmente diversa: quel giocattolo per loro continuerà ad avere senso. Questo per sottolineare l’importanza del libero gioco tra immaginazione e razionalità, in cui la prima non deve mai essere troppo condizionata e vincolata dalla seconda.
Nella capacità immaginativa, così come in ogni atto creativo, e non solo artistico, c’è una logica che è semplicemente diversa rispetto a quella del pensiero totalmente razionale. Si tratta di una logica che segue altre strade, altri percorsi, non essendo condizionata da schemi di ragionamento prestabiliti. Ed è proprio grazie a questo tipo di logica che si diventa individui elastici e aperti mentalmente, capaci cioè di trovare soluzioni alternative ai problemi, di progettare scenari innovativi o di trasformare idee nuove in realtà concrete.
Guardare il quotidiano con occhi di bambino
Ecco perché immaginazione e creatività, pur facendo già parte del mondo dei più piccoli, andrebbero sempre incoraggiate e stimolate, affinché ogni bambino e ogni bambina possano conservarle crescendo.
Quello che possiamo fare da genitori sarà allora portare in quel mondo piccolo il “solito”, tutto ciò che è già presente nel quotidiano, dal vestirsi per uscire al momento della cena, ma aprendoci noi per primi alla possibilità di guardarlo, insieme a loro, da altri punti di vista. E possiamo farlo solo a patto di mettere da parte i nostri condizionamenti, il nostro abituale modo di vedere le cose, per indossare anche noi occhi di bambino. In questo modo diventeremo riferimento, sostegno ma anche incoraggiamento per il loro approccio fantasioso alla realtà.
Tutto questo potrebbe apparire come un semplice giocare insieme a loro. Ma in realtà in quei momenti noi passiamo da un gioco all’altro, da quello a cui giochiamo nel nostro mondo grande, tra impegni di lavoro, occupazioni quotidiane ed eventi sociali, al gioco del loro mondo piccolo, perché, come sostiene Gadamer, tutta la vita è un gioco, un “gioco serio” con le sue regole.
Se c’è poi una regola da tenere ben presente per stimolare i processi creativi e immaginativi dei nostri figli, anche con l’aiuto di strumenti adatti, è quella secondo cui, come i libri non devono mai essere creati “a misura di bambino”, così i giocattoli non devono mai essere troppo “definiti” nel loro essere giocattoli. Il mondo adulto – ci dice ancora Benjamin – è pieno di cose che sono oggetto di attenzione per i bambini, che amano combinare in maniera insolita gli elementi del loro mondo con quelli del nostro.
Ed è proprio questo che permette loro di tessere una trama fantastica della vita. Storie e giocattoli devono dare al bambino il materiale per lavorare di immaginazione mettendo in moto la creatività. Perciò, se nostro figlio, ad esempio, vorrà giocare al fornaio, la sabbia diventerà farina; se nostra figlia vorrà trainare qualcosa, lei stessa diventerà un cavallo.
Crescendo, i nostri figli dovranno attraversare la soglia che separa il mondo piccolo da quello grande. Ma se porteranno con sé una mente creativa e capace di ipotesi fantasiose, che è una mente aperta in tutte le direzioni, diventeranno adulti capaci di giudizi autonomi e indipendenti, che non si lasciano inibire dai conformismi.
Così, attraversando quella soglia, entreranno nella realtà per strade nuove e quel loro mondo piccolo si trasformerà in una enciclopedia magica piena di figure ritagliate dall’infanzia, che potranno ricomporre, anche se solo per un breve istante, nel loro mondo adulto.
Maria Luisa Petruccelli
Laureata in filosofia alla Statale di Milano e specializzata in counseling e pratiche filosofiche, sempre a Milano, progetta, realizza e conduce corsi e laboratori di pratiche filosofiche in diversi contesti, e di Philosophy for Children nelle scuole, dove tiene anche incontri sul bullismo. Ideatrice dei personaggi “Le pecore Filosofe”, è co-autrice, insieme a Irene Merlini, del libro Le pecore filosofe: dove sono io? (Ed. Esperidi 2015), e di Perché? 100 storie di filosofi per ragazzi curiosi (Feltrinelli, 2019, a cura di U. Galimberti). Cura, sempre insieme a Irene Merlini, la rubrica di filosofia “La posta del Cigno Nero” su Gli Stati Generali