A cosa serve l’empatia
Mettersi nei panni dell’altro, capire cosa pensa e quali emozioni prova permette ai bambini di comprendere perché le persone intorno a loro si comportano in un certo modo, aiutandoli ad agire di conseguenza in modo appropriato.
L’empatia è quell’abilità che, di fronte ad una persona triste e che piange, ci spinge a chiedere cosa è accaduto, ci rende disponibili all’ascolto e ci motiva a fare qualcosa per creare maggiore vicinanza con l’altro e alleviare la sua sofferenza.
È anche una capacità che può aiutare a pensare e a risolvere problemi nelle relazioni con i coetanei o con gli adulti. Può infatti accadere che un bambino faccia qualcosa che può infastidire l’altro: mettere la musica ad un volume troppo alto mentre si gioca insieme, o che non permetta al compagno di vedere cosa scrive l’insegnante alla lavagna, perché ha il braccio alzato. In queste occasioni è possibile modificare il proprio comportamento solo se si è capaci di assumere la prospettiva dell’altro e di immaginare cosa può vedere o sentire.
Via via che i bambini crescono divengono sempre più abili non solo nel capire quello che gli altri percepiscono concretamente con i cinque sensi, ma anche nel comprendere pienamente i loro pensieri, le loro emozioni e i loro sentimenti.
Per cui se chiedo al mio amico di giocare insieme o di uscire e lui mi risponde che non ne ha voglia perché è triste o arrabbiato, l’empatia mi aiuta ad entrare in sintonia con le sue emozioni e i suoi vissuti e a rispondere in modo congruo.
L’empatia può essere utile anche per gestire imprevisti e affrontare situazioni inattese, senza prendersela troppo se non viene fatto qualcosa che ci aspettavamo.
Potrebbe infatti accadere che un bambino stia per fare qualcosa di programmato con un genitore; ad un certo punto ricevono una chiamata e devono annullare o posticipare l’uscita, perché è accaduto un evento inatteso, ad esempio un familiare o un conoscente potrebbero aver bisogno di aiuto. Il bambino può quindi capire quale sia la priorità in quel momento senza essere troppo arrabbiato o senza rimanerne sconvolto: per farlo deve essere in grado di comprendere il punto di vista degli altri, fatto anche dei loro pensieri e delle loro emozioni.
Ciò aiuta anche a capire che, a volte, gli altri possono cambiare idea sulle cose.
Ad esempio un genitore, in base a quello che ha saputo mediante la telefonata, potrebbe sentirsi preoccupato o dispiaciuto e quindi comportarsi in un certo modo, diverso da quello che ci si aspettava.
Come aiutare i bambini ad essere empatici?
Avere esperienze con i coetanei e interagire con loro consente di confrontarsi con prospettive diverse, offrendo l’occasione di esercitare con costanza questa capacità.
Sicuramente è utile allenarsi a cercare di capire punti vista diversi dai propri in situazioni positive, in cui si gioca, si parla o si scherza, in modo da utilizzare poi quest’abilità anche nelle occasioni problematiche.
Gli adulti possono aiutare i bambini invitandoli a pensare alle possibili conseguenze dei loro comportamenti e a quale effetto può avere sugli altri, in diverse situazioni (a casa, a scuola o al parco). Altri spunti di riflessione possono riguardare le motivazioni sottostanti gli atteggiamenti altrui come ad esempio “Perché secondo te Marta si è comportata così?” / “Come potrebbe sentirsi visto che le è accaduto questo?”/ “Ci potrebbero essere altri motivi per cui ti ha risposto così?”.
Allo stesso tempo è importante ascoltare i bambini e cercare di capire perché, in una determinata situazione, si sono comportati in un certo modo.
Essere in grado di assumere il punto di vista altrui ha ripercussioni positive sulle relazioni poiché può prevenire la messa in atto di atteggiamenti aggressivi o impulsivi.
L’empatia è quindi un importante strumento che offre numerosi vantaggi nel rapportarsi con i compagni e con gli adulti: insegna infatti ad ogni bambino non solo ad essere rispettoso dei loro pensieri, intenzioni ed emozioni, ma soprattutto del loro modo di essere.
Gilda Picchio
Laureata in Psicologia Clinica ad Urbino nel 2009, sta concludendo il suo percorso di formazione come psicoterapeuta presso la scuola di specializzazione in Psicoterapia Cognitiva di Ancona. Nel 2012 si avvicina al mondo dell'autismo grazie ad un master svolto nella città di Madrid, dove ha avuto l'opportunità di entrare in contatto con ragazzi con autismo e di lavorare con bambini con difficoltà scolastiche e familiari.
Attualmente lavora nel campo dell'autismo e svolge la libera professione in provincia di Macerata, presso il Centro di Psicologia e Psicoterapia “Sophia”, occupandosi di bambini, ragazzi e adulti.
Inoltre insieme ad una collega realizza percorsi di gruppo sulle emozioni e sull'assertività, per aiutare ogni persona a comprendere quali sono i propri bisogni nella relazione con l'altro, nei diversi contesti di vita.